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Oramai viviamo in un mondo iperconnesso, che rende da un lato vicino tutto il mondo esterno, e dall’altro ci allontana dal contatto fisico,e può portare alla solitudine. La tecnologia ha esteso il corpo umano come una protesi, creando un pensiero “magico” di poter sviluppare relazioni e di rinforzare la propria identità. Gli Adolescenti non hanno vissuto questo passaggio ma ci sono nati (nativi digitali), e non pongono limiti all’utilizzo della tecnologia, in particolare gli smartphone, vista appunto come “naturale” protesi, che vedono come normalità del vivere, del relazionarsi, del riconoscersi.

Si parla di IAD (Internet Addiction Disorder), quando si ha (Griffiths, 1998):
– Gli affetti, i comportamenti e i pensieri sono condizionati dall’attività virtuale.
– Tono dell’umore instabile.
– Crisi di Astinenza dall’uso della tecnologia.
– Aumento dei conflitti.
– Incapacità di moderare l’utilizzo.

La realtà viene sostituita con una realtà virtuale, mediata dalle piattaforme, in particolare per i bisogni emotivi. Internet assume il ruolo centrale della vita, dominandola, che può sfociare in dipendenza.
Si crea una zona di confort in cui rifugiarsi per sfuggire al mondo reale, e la Bassa Autostima (Ko, Yen, Chen et al., 2007; Kim, Haridakis,2009), la Timidezza(Chak, Leung, 2004) e l’Alessitimia( difficoltà a riconoscere, esprimere e differenziare le varie emozioni e sensazioni corporee)(Fiumana, Moschetti, Alimonti et al., 2011), sembrano i principali fattori di rischio.
La Disponibilità della Rete (Accessibilità, la rete oramai è accessibile facilmente a tutti ), dove si può sperimentare il Controllo Onnipotente(Controllo), ed è fonte di Attivazione Emotiva(Eccitazione), ha portato a pensare ad un modello (ACE) in cui dall’iniziale interesse si possa passare ad una vera e propria sostituzione della realtà che può arrivare a sviluppo di credenze patogene fino a psicosi.

Altri autori, ad orientamento psicoanalitico, avvicinano l’uso di Internet al bisogno di evasione, con dinamiche simili a quelle oniriche, e  a quelle inconsce (Tisseron, 2014).
In molti casi l’utilizzo della rete, sembra abbia un ruolo simile a quello dell’Amico Immaginario (Adamo, 2006), o di protettore dello sviluppo di un’accettabile rappresentazione di sé (Custode Narcisistico)(Benson, 1980).
Nei casi di IAD alcuni studi di neuroimaging indicano circuiti cerebrali simili (corteccia prefrontale dorsolaterale bilaterale, cingolato posteriore e anteriore destro) a quelli coinvolti in altri tipi di dipendenze (droga, alcol ecc..)(Ko, Liu, Hsiao et al., 2009), oltre ad una diminuzione della materia grigia nelle aree cerebrali che si occupano della regolazione emotiva (Zhou e collaboratori, 2011).
Gli Adolescenti non hanno ancora terminato lo sviluppo cerebrale e del sistema nervoso, per cui la IAD in loro, potrebbe avere degli effetti più importanti, che li potrebbe condizionarli per tutta la vita.

Dalla letteratura si possono suddividere le attività classificate come IAD in:
cyber-relational addiction: preferire relazioni amorose o amicali online, preferendole all’interazione dal vivo;
computer o gaming addiction: giocare online, giochi multiplayer, principalmente giochi di ruolo (IGD Internet Gaming Disorder);
cybersex addiction: comportamento compulsivo nella fruizione e/o produzione di materiale pornografico online;
net compulsion: acquisti compulsivi online, gioco d’azzardo online
information overload: fruizione compulsiva di notizie, informazioni online, con assenza di ricerca di relazione.

Sono nate anche nuove fobie, che sottendono il bisogno di riconoscimento, rispecchiamento e la paura di non essere visibili, che assume il senso di non esistere.
– la NOMOFOBIA (no mobile fobia) che è uno stato ansioso dovuto a vari motivi di non poter usare il cellulare, smarrimento, credito esaurito, batteria scarica, mancanza di segnale.
– la FOMO (fear of missing out), ovvero la paura di essere esclusi dalla vita online

La maggior parte del tempo trascorso in rete è sui social network, in cui avere relazioni con gli “amici”, essere in un gruppo dove si condividono contenuti multimediali, o essere un influencer che diffonde a tutti informazioni, immagini, video, su argomenti specifici o generalisti. La facilità di produzione dei contenuti, della creazioni di pagine è uno dei motivi del successo della fruizione dei social network, e delle app di messaggistica istantanea, oggi quelle più utilizzate dagli Adolescenti sono Instagram,e WhatsApp, che sono diventati parti della propria identità, e anche la comunicazione dal vivo è condizionata dalla comunicazione virtuale, tanto che “parlare” su WhatsApp equivale a parlare faccia a faccia.

Gli Adolescenti delle generazioni precedenti si ritrovano in spazi fisici, in piazza, sul muretto, sul corso ecc… e i Genitori percepivano questi spazi fisici come luoghi di possibili incontri pericolosi (spaccio, pedofili, ecc…). Oggi per i Genitori l’uso di Internet per essere in relazione con gli amici, reali e/o online, implicitamente rassicura e si sentono protetti dai pericoli del mondo esterno.

Inoltre i Genitori passano molto più tempo fuori casa e l’uso di Internet aiuta a non sentirsi soli dopo la scuola. I Genitori d’altro canto non riescono ad avere il controllo di chi si frequenta online.

La rete sociale che gli Adolescenti sviluppano, il numero di amici social, è più ampia delle generazioni precedenti, ma più debole a livello di legami, su 100 amicizie social solo 2 sono amici con cui entrare in intimità. Due amici “veri” sono quanti ne avevano le generazioni precedenti, per cui l’uso dei social non ha cambiato molto su questo fronte (McPherson, Smith-Lovin, Brashears, 2006).

Gli Adolescenti vivono una fase di costruzione della propria Identità, che persisterà nel tempo, che viene influenzato dal rispecchiamento sui social (numero di like, visualizzazioni, emoticons ecc..) ed impatta sulla realtà psicofisica dell’Adolescente, aumentando il bisogno di essere visti, e per essere visti si mettono in una “vetrina virtuale” per cui prevale l’apparenza ed essere presenti sempre (Cirillo, Buday, Scodeggio, 2013).

L’Identità consente anche di definirsi una persona che appartiene ad uno specifico contesto, ed il senso di Identità è necessario per relazionarsi con il mondo esterno ben identificato, e distinguerlo dal proprio sé.
I social network per gli Adolescenti , portano ad un impulso a esplorare il sé che è in costruzione, questa esplorazione per le generazioni precedenti era più introspettiva e si esplicava nel “diario segreto”, oggi il rispecchiamento del proprio sé è condizionato dalle tendenze e dalle reazioni che ricevono, e ciò che è popolare (soldi, bellezza, successo,…) condiziona la costruzione del sé, come se i “valori” una volta trasmessi dai Genitori, venissero mano a mano sostituiti da ciò che è popolare e che può rendere popolare.

Ad esempio il Pudore sembra scomparso, vediamo sempre come le ragazze si sperimentino nella loro parte seduttiva, ed i ragazzi nella loro fisicità, pubblicando parti del loro corpo, talvolta manipolate, per essere visti dagli altri, e rispondere a canoni di bellezza, molto spesso non raggiungibili.

Quando invece l’Adolescente non si mostra, preferisce immagini del profilo non sue o di fantasia, forse è un “Adolescente Invisibile” nella vita reale e che tale resta in quella online, oppure non si condivide niente ma si guardano solo i profili altrui, non c’è integrazione fra la realtà e il proprio sé, si ha una scissione. La Scissione fra realtà e proprio sé sembra volta a proteggere il “Bambino Onnipotente” dal nuovo sé dal proprio intrapsichico e interpsichico.

L’Adolescenza è il momento di sperimentazione di del proprio sé, in costruzione, in nuovi ambiti sociali, di amicizie e sessuali, incarnando nuovi ruoli. Rispetto al passato hanno molte informazioni e modelli che arrivano da varie fonti, in cui prevale sul contesto familiare la rete, che portano ad una focalizzazione principale su temi narcisistici (Pietropolli Charmet, 2008; Cirillo, Buday, Scodeggio, 2013), che complicano le aspettative e l’integrazione dell’identità con il proprio corpo.

Internet quindi ha dei risvolti emotivi importanti e ha assunto un ruolo importante per gli Adolescenti nella costruzione dell’Identità, e spesso diventa un contenitore del “Sé Ideale” bisognoso di quel riconoscimento che non si ha nel mondo reale, in particolare per il corpo che oggi, in un mondo sempre più narcisista, è condizionato da modelli di bellezza, di sessualità, di forza, di potere che impongono ciò che è appagante e ciò che è soddisfacente, e possono stimolare un senso di onnipotenza, impedendo una integrazione con la fallibilità, l’imperfezione, i difetti, e stimolando un “pensiero magico” che sia tutto possibile qui e ora, basta volerlo e seguire questi modelli.

I rischi di questa Vita Online Narcisistica possono favorire l’insorgere di disturbi quali il ritiro sociale, fobia sociale, tono dell’umore depresso, ossessioni e compulsioni, apatia, fino a pensieri suicidari. Spesso anche il ritmo sonno veglia viene alterato, e tutto questo può sfociare in una sindrome “Hikikomori”,che si è manifestata inizialmente in Giappone, in cui si si ritira dal mondo esterno fisico, vivendo nella propria camera.

La presenza contemporanea di alcuni disturbi (comorbilità) può essere trattata con gli usuali protocolli clinici.

Invece ad oggi l’intervento su questi disturbi che si presentano contemporaneamente nella sindrome “Hikikomori”, non è stato ancora ben definito in un protocollo clinico, sebbene dall’esperienza clinica giapponese si è capita l’importanza di un un trattamento integrato sia individuale che di gruppo: psicologico, psichiatrico, sociale, scolastico e lavorativo, in cui molte figure significative sono coinvolte, prima di tutto la famiglia (Saitō T.,1998) .

Bibliografia
Crepaldi M. (2020) “HIKIKOMORI I giovani che non escono di casa” Alpes Italia 
Nagata T. et al., (2013), “Comorbid social withdrawal (Hikikomori) in outpatients with social anxiety disorder: Clinical characteristics and treatment response in a case series”, International Journal of Social Psychiatry, 59(1), pp. 73-78.
Pierdominici C. (2008), Intervista a Tamaki Saitō sul fenomeno Hikikomori, Psychomedia, 12 aprile.
Ricci C. (2008), Hikikomori: adolescenti in volontaria reclusione, Franco Angeli, Milano.
Suwa M. & Hara K. (2007), “Hikikomori among Young Adults in Japan”, Journal of medical welfare, 3, pp. 94-101.
Saitō T. (1998), Adolescence without End, Minnesota University Press, USA, 2013.
Tajan N. et al. (2017), “Hikikomori: The Japanese Cabinet Office’s 2016 Survey of Acute Social Withdrawal”, The Asia-Pacific Journal, 15(5).

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